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Minori, sostantivo plurale

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10-03-2015

di Maria Daniela Cavuto
Foto di: amandasandlin

Minori quando parliamo di bambine e bambini, ragazzi e ragazze, tutti gli appartenenti al genere umano con età inferiore ai diciotto anni, i “giovani”.

Minori, aggettivo qualificativo e in forma comparativa è rapportato all’esistenza di qualche cosa di “maggiore” e per contrapposizione si potrebbero citare gli “adulti”.

I giovani considerati minori degli adulti per età anagrafica e forse anche per esperienza, quindi in qualche modo sono da considerarsi maggiori proprio gli adulti.

Trasferendo il discorso e giocando con le parole, possiamo chiederci se questo “maggiore” è come nel conosciutissimo “ubi major minor cessat” secondo il quale, senza scomodare riferimenti giuridici o sociologici di potere e diritto, possieda più capacità e conoscenza rispetto alla parte minore che quindi perderebbe rilevanza. Questo crescendo dialettico porta velocemente a considerazioni di contrapposizione, ad argomentazioni di valori riconosciuti, condivisi o rinnegati.

Da sempre l‘attrito tra nuove e vecchie generazioni è in realtà motore di crescita per tutti. I giovani, gli adulti, non parti contrapposte ma sinergiche per scambiare e donarsi reciprocamente i propri mondi e questo potrebbe interrompere qualsiasi considerazione in precedenza espressa.

I giovani abitano la casa del domani, parafrasando le parole del poeta Gibran e gli adulti forse quella dell’oggi e così dovrebbe essere con la responsabilità e la capacità del buon padrone di casa.

Capacità di condurre e proporre, capire e sentire, comunicare e ascoltare, sapere, conoscere e sapere trasmettere, quindi educare.

I minori, i maggiori, le responsabilità della differenza nella nostra società, nel momento storico attuale che vede leggi di tutela per i più deboli, i minori, di sostegno per i giovani in un mondo condotto da adulti che spesso tali non sono diventati e che non riescono a trasmettere valori.

La tutela probabilmente dovrebbe essere nei confronti dell’educazione e poi della formazione e dei mezzi attraverso i quali oggi si erogano queste attività.

Mezzi nuovi, moderni, giovani ma gestiti da adulti che spesso, pagando insieme lo scotto della non conoscenza, hanno usato in modo inappropriato a volte abusato i nuovi “media”, queste nuove forme di comunicazione.

La Carta di Alba, codice di comportamento per l’uso consapevole e corretto del web, che la Fondazione Movimento del Bambino ha presentato nel 2008 è un segno del nostro tempo a tutela dei minori, che come tale sono più deboli rispetto agli adulti, ma anche in tempi lontani questo problema era sentito e l’Istituto degli innocenti di Firenze che dal 1400 opera in tal senso, con questo suggestivo nome che tutto dice dell’intento organizzativo teso a tutelare i bambini e i loro diritti.

L’umanità ha sempre sentito questo dovere, forse tempi e regole passate non hanno permesso la diffusione di questo intento, forse altre priorità socio-economiche, anche politiche, non hanno favorito le attività di tutela, forse “erano altri tempi”, così si usa dire, e quindi non c’era consapevolezza specifica.

Oggi, nonostante le leggi economiche conducano a una schizofrenia formativa, da una parte si tende a lasciare nella loro giovinezza i giovani che così continuano a consumare beni e servizi a loro dedicati, dall’altra si tende a volerli “iper-formare” per farli entrare nel mondo del lavoro con altre competenze, per assicurare loro miglior futuro, per renderli degli sportivi magari degni di nota, forse per renderli consumatori di beni e servizi di altre categorie.

Doppia identità di consumatori, spesso meno tempo a disposizione, più informazioni, troppe e superficiali, con apparente conoscenza, applicazione e studio, soprattutto quelle derivanti dalla passione; tempo e spazio scarsi per il silenzio della mente, quello interiore, il vuoto creativo che avvicina a noi stessi e alla nostra anima: cresciamo insieme?

Ecco qui i nostri giovani, spesso chiamati minori, e la loro educazione impartita dagli adulti, ma anche la nostra educazione a essere adulti, educatori responsabili, genitori attenti, e la stretta interazione tra queste parti, e la capacità o incapacità di tutti nell’attuare forme di tutela che generano questo nostro mondo.

Non guardiamo troppo lontano, partiamo dalle nostre case, dalle nostre famiglie e facciamo silenzio consapevole, guardiamoci negli occhi, anche se sarà una fatica distoglierli dai nostri video di tutte le dimensioni, dai televisori, personal computer, cellulari e proviamo insieme a decidere, anche a inventare le forme di tutela personale della nostra comunicazione individuale, prima azione educativa.

Coraggio!

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